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Dal periodo Longobardo alla signoria vescovile

Nell'età romana, scrive Luigi Nanni, le circoscrizioni ecclesiastiche furono modellate su quelle amministrative e civili ed è verosimile che le pievi originarie corrispondessero agli antichi "vici" circostanti.

Storia

Nell'età romana, scrive Luigi Nanni (1), le circoscrizioni ecclesiastiche furono modellate su quelle amministrative e civili ed è verosimile che le pievi originarie corrispondessero agli antichi "vici" circostanti. Cosi, probabilmente, sorsero le pievi, cominciando dalle regioni più lontane dai grandi centri.

A differenza di altre città, nelle quali l'ondata dei barbari pagani privò molte diocesi del loro vescovo, Lucca non ebbe lacune evidenti. I Longobardi, appena si furono insediati nelle città, ne assunsero il potere civile e politico e, quando si furono convertiti, presero anche la direzione delle istituzioni ecclesiastiche. A Lucca, che nel periodo longobardo fu capoluogo della Tuscia e sede del duca, i vescovi furono strettamente legati alla famiglia ducale, alcuni ne furono strettamente consanguinei.

Questo è probabilmente uno dei motivi che determinò il ruolo influente esercitato dai vescovi nella conduzione anche politica del territorio di Villa Basilica, diventato poi noto come "Plebato di Villa". Quello che può essere definito l'ultimo tentativo di riacquistare un vecchio privilegio nell'area villese, fu compiuto il 5 agosto 1369 da Guglielmo III Vescovo. Egli, come ricorda il Bongi, inflisse al Comune di Lucca e sopra alcuni cittadini la penale di 4000 fiorini d'oro e la scomunica: per ambedue le condanne, il Comune fu assolto dal Pontefice al quale aveva inviato un'apposita ambasceria.

Nell'esaminare i nomi con i quali venivano indicati nei documenti i centri abitati, il Du Cange (2) ha osservato che dal secolo VII al IX i paesi erano denominati molto spesso "vici" e che poi, nei secoli X e XI, molti di essi furono chiamati "villae". I documenti più antichi relativi a località della Pescia Minore, non fanno notevoli eccezioni a quest'osservazione. Infatti, due delle tre pergamene più antiche studiate dall'Andreucci  e datate 746 e 760 fanno riferimento la prima ad un "Vico Civiliano", di cui si è perduta la memoria posto nella Pescia Minore, la seconda a "Vico Colonia", l'attuale Colognora, la cui localizzazione, per alcuni studiosi, rimane incerta poichè, nello stesso periodo, in Lucchesia sono documentate altre due chiese, ubicate in "coloniola" con la stessa intitolazione.

Solo la terza, datata 807, conciliando i due toponimi, parla di un "loco ubi dicitur Villa, ubi vocabuluni est Vicale".

Villa Basilica, che è adagiata sopra una specie di grembo formato dal monte Romita, appendice del gran massiccio delle Pizzorne, vanta origini antichissime.

E' noto l'opuscolo composto nel secolo scorso da Angelo Pellegrini, le cui notizie non sono sempre sostenute da documentazione archivistica. Esso deve essere considerato pertanto un primo contributo alla storia della Comunità di Villa Basilica e, come peraltro egli dice all'inizio del suo scritto, un atto di buona volontà e d'amore per questa terra così ricca di storia, di laboriosità e di bellezze naturali ed artistiche (4). Un articolo ricco di citazioni bibliografiche e quello, poco noto, che Antonio Mazzarosa pubblicò sulla rivista fiorentina "Arte e Storia"(5) . Era un periodico fondato e diretto da Guido Carocci, il quale aveva avuto anche il merito di dar vita al "Museo di Firenze antica", annesso a quello di S. Marco, ove riunì i reperti più pregevoli scampati alla demolizione del centro storico di Firenze. Una Guida storico-artistica di Villa Basilica è stata composta anche da Ermenegildo Nucci nel 1938.

Salvatore Andreucci (6), evitando qualsiasi precedente illazione, basata su alcuni toponimi e considerazioni discutibili che talvolta inducono alla fantasia, ha voluto giudicare delle origini di Villa Basilica esclusivamente sulla base di documenti conservati quasi tutti nell'Archivio Arcivescovile di Lucca. Basandosi sulle pergamene più antiche, relative cioè al periodo longobardo e franco, egli si è limitato a sostenere che Villa dovette essere, nel periodo del basso Impero, un agglomerato abbastanza vasto e completamente autonomo. Ha inoltre avanzato l'ipotesi che, per la particolare ubicazione, questo centro si trovò ad accogliere gli abitanti di quei villaggi che erano più esposti agli attacchi dei vari gruppi barbarici.

Francesco Baroni (7), in precedenza, si era posto il quesito delle origini di Villa ed aveva pubblicato un'indagine etimologica molto attenta che possedeva il pregio di uno studio filologico e storico. Essa offriva infatti allo studioso un contributo fondamentale di critica toponomastica, relativo a tutta la vallata della Pescia Minore e della contigua Valleriana, in epoca recente inglobata nella provincia di Pistoia, ma di chiara origine lucchese.

Emanuele Repetti, nel suo noto Dizionario, alla voce "Villa Basilica", attribuisce ad essa alcune pergamene dell'ottavo e del nono secolo che attestano dell'esistenza a Villa di un'antica chiesa intitolata a S. Benedetto. Altri studiosi hanno condiviso questo suo parere. La prima di tali pergamene, datata nel maggio del 774, tratta di un'offerta di beni lasciati alla chiesa di San Benedetto di Villa dov'era rettore il prete Aldiperto figlio d'Auserano fondatore di quella chiesa.

A Villa Basilica e nei paesi della Pescia Minore, sopravvivono diversi nomi di derivazione romana ma, come giustamente osserva il Potenti (8), il punto focale della storia di Villa Basilica è la sua Pieve antichissima, la cui versione preromanica, della quale resta la rozza cripta, egli propose di datare intorno ai secoli VIII-X. La dedicazione della Pieve a S. Maria ci riporta peraltro ad una chiesa anteriore, protocristiana, forse risalente ai secoli V-VI; è possibile che si tratti di una delle ventotto chiese fondate dal Vescovo di Lucca San Frediano.

Poichè le pievi sorsero come proprietà vescovile, questo diritto di proprietà, dopo  le invasioni barbariche, diventò un diritto feudale, strettamente legato alla persona dei vescovi. Quindi, probabilmente, il Piviere di Villa, nel periodo feudale segui quasi sempre le vicende della sede vescovile lucchese e molti beni della pieve di Villa furono dati a livello a vari feudatari, fra i quali primeggiarono i Da Buggiano che li ricevettero nel 1014 e nel 1062 (9). Detentori dei poteri giurisdizionali sugli abitanti del piviere di Villa Basilica erano, almeno dalla metà dell'XI secolo, i conti Cadolingi (10). Nel 1014 la Pieve di Villa comprendeva le località di Cermenne, Buvellio, Polpa, Pullina, Cholugnola, Teiro, Farineta, Resamgnano, Parriana, Vallellio, Ponturo, Tarrio, Casa veccla, Iuliaticho, Casule, Barbaiana, Capiteto, Vicale, Guctiano, Domo, Colle di Termine, Prescione, Tracolle, Rapinule, Canpurnano (11).

Il nome di Basilica unito a quello di Villa si ha per la prima volta in una pergamena del 954 (12). Gli studiosi più attenti sono concordi nel sostenere che nel nostro caso il nome "Basilica" non deve far pensare ad un antico edificio romano, ma, come si usava nel medioevo, ad una cappella o ad un oratorio provvisto di un portico anteriore. Ma la questione è ancora aperta. Il Du Cange scrive che erano chiamate basiliche quelle edicole che gli antichi Franchi costruivano sopra le tombe degli uomini illustri.

Dai censimenti delle chiese della Diocesi di Lucca effettuati nel 1260 e nel 1387 risulta che la Pieve di Villa Basilica aveva alle sue dipendenze le parrocchie di P ariana, di Colognora, di Boveglio e l'Ospedale di San Giovanni di Villa (13).

 Erroneamente il Pellegrini sostiene che, nel 779, quando stava tramontando la dominazione longobarda e tutto il contado facevano capo a Lucca capitale della Tuscia e sede di duchi, furono signori di Villa i duchi di Lucca Vicheramo e Ghisprando: prosegue affermando che tale ruolo era svolto dai fratelli Ardiperto e Ardifuso, nel 914 dal Conte Lupo, nel 954 da Albone duca di Toscana, con Berizio. Nel 1104 - continua il Pellegrini nella sua non attendibile esposizione - i conti Ugolino e Lottieri, figli del grande Uguecione di Borgo Nuovo signore di Fucecchio, avevano Villa Basilica sotto il loro dominio. Nel 1113 Cecilia, vedova d'Ugolino, iniziò ad alienare le terre e i castelli, con tanta prodigalità che, nel 1121, il distretto di Villa Basilica era già ritornato alla Camera Imperiale e veniva perciò governato dal Marchese di Toscana, dignità di cui fu investito Corrado. Il Repetti scrive, infatti, che nel 1121 Corrado, marchese di Toscana restituì al vescovo di Lucca il possesso di Villa e del suo distretto, togliendola ad Uguccione, conte di Villa Basilica.

 Nel 1196 il figlio di Federico I, Arrigo VI, investì del feudo di Villa Basilica il suo familiare Grandonio, figlio d'Ubaldo cittadino lucchese ma, con la morte d'Arrigo, il governo di Lucca, dopo appena otto anni, decretò che quel distretto fosse restituito al Vescovo (14).

Recensioni

 (1) NANNI  L., La Parrocchia studiata nei documenti lucchesi dei secoli VIII-XIII, Roma, 1948.

 (2) Du CANGE, Glossariuni mediae et infimae latinitatis, Niort, L. Favre, 1883.

 (3) ANDREUCCI S., La valle della Pescia Minore e Villa Basilica in tre an tichissimepergamene, in "Giornale Storico della Lunigiana e del territorio lucense", MV, 1966.

 (4) PELLEGRINI A., Di Villa Basilica come comune della Valleriana e sue adiacenze Compendio storico, Lucca, Tip. Landi, 1875.

 (5) MAZZAROSA A., Il paese di Villabasilica - La sua Pieve e il Pievato, in "Arte e Storia", Firenze, 1892.

 (6) ANDREUCCI S., op. cit., pg. 13.

 (7) BARONI  F., Le origini di Villa Basilica. Saggio di critica toponomastica attraverso i commenti più antichi, Rassegna Ecclesiastica Lucchese, 1930.

 (8) POTENTI E., Villa Basilica e il suo territorio, etc., in "Convegno di studio sulla storia di Villa Basilica", Cuneo, 1973.

 (9)  ARCHIVIO ARCIVESCOVILE di Lucca, carta ++ B.35, pubblicata da L. Nanni, op. cit., pg. 73.

 (10) Sul ruolo svolto dai Cadolingi in Valdinievole, per i preziosi riferimenti a Villa Basilica e alla sua storia, è utile la consultazione di alcuni studi di Rosanna Pescaglini Monti; in particolare: I conti Cadolingi, in "I ceti dirigenti in Toscana nell'età precomunale", Atti del I Convegno di Firenze, edito a Pisa nel 1981; Le vicende politiche e istituzionali della Valdinievole tra il 1113 e il 1250, in Atti del Convegno "Pescia e la Valdinievole nell'età dei Comuni" (Pescia, 23-25 ottobre 1986); Le vicende del castello di Collodi dalle origini alla metà del XIII secolo, in Atti del Convegno "I Castelli in Valdinievole", Buggiano e la Valdinievole - Studi e ricerche, vol. XI, pp.47-87, Buggiano, 1990.

 (11) NANNI  L., op.cit., pag. 73.

 (12) Memorie e Documenti per servire alla storia di Lucca, V, III, p. 236.

 (13) REPWTi E., Diz. geografico, fisico, storico della Toscana e del Ducato di Lucca, Firenze, 1843. BONGI S., Descrizione della Diocesi di Lucca, Raccolte speciali, A.S. Lucca, Inv. IV, pg. 125. Il 18 maggio 1520, con un atto del cardinale de' Medici, a ciò autorizzato dal pontefice, ed a richiesta del governo lucchese, diciannove ospedaletti vennero incorporati in quello di Lucca intitolato a S. Luca. Fra  questi ben due di Villa Basilica, rispettivamente intitolati S. Giovanni di Villa Basilica e S. Maria di Villa Basilica. Cfr. a pag. 211, BONGI S.

(14) In base alle sue ultime ricerche, Rosanna Pescaglini ha potuto stabilire che il "Grandonio" citato dal Cianelli a pag. 134 di Memorie e Documenti, III, in realtà un "Ghiandone". Intorno all'identificazione di questo personaggio, - essa avanza diverse ipotesi sostenute da una accurata ricerca genealogica. Cfr. PESCAGLINi R., La famiglia Ghiandone, Appendice terza, pp. 81-87, in "Le vicende del castello di Collodi", cit.

Ultima modifica: giovedì, 09 febbraio 2023

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